(ANSA) - TORINO, 4 APR - Non avrebbe dovuto essere a piede
libero Said Mechaquat, il ventisettenne che si è consegnato alle
forze dell'ordine, a Torino, confessando l'omicidio di Stefano
Leo: l'uomo era stato condannato a un anno e sei mesi per
maltrattamenti in famiglia con una sentenza, diventata
definitiva, che per lui comportava la carcerazione. Secondo
fonti interpellate dall'ANSA, ci sarebbe stato un ritardo, o un
intoppo, nella trasmissione dei documenti dalla Corte d'appello
alla procura presso il tribunale.
Said non aveva ottenuto la condizionale per via dei suoi
precedenti. Inoltre non aveva diritto a chiedere subito misure
alternative per via del coinvolgimento di un minorenne nella
vicenda. La condanna di primo grado, del 2015, era diventata
irrevocabile perché il ricorso era stato giudicato inammissibile
dalla Corte d'appello.
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