(ANSA) - ROMA, 28 NOV - La manifattura mondiale è "sotto lo
scacco della pandemia", con un effetto generalizzato che non
risparmia alcuna area, in cui l'Italia "resiste". E' quanto
emerge dal rapporto sugli "Scenari industriali" del Centro studi
di Confindustria, dal titolo "Innovazione e resilienza: i
percorsi dell'industria italiana nel mondo che cambia".
Il rallentamento produttivo dell'Italia "non costituisce una
anomalia nel confronto internazionale. Rispetto alle altre
grandi economie europee l'Italia mostra anzi una contrazione dei
tassi di crescita relativamente contenuta, oltre che una
maggiore reattività allo shock pandemico", sottolinea il
rapporto.
L'impatto della pandemia sui livelli di attività della
manifattura italiana "è stato immediato e violento. Nei due mesi
di lockdown (marzo e aprile) la produzione è diminuita
mediamente di oltre il 40%, anche se con un profilo fortemente
disomogeneo a livello settoriale (dal -92,8% della produzione di
prodotti in pelle al -5,5% del farmaceutico). Il recupero dei
livelli produttivi da maggio è stato pressoché istantaneo, così
che nel giro di quattro mesi il livello di produzione è tornato
intorno ai valori di gennaio con un incremento del 76% rispetto
al minimo toccato in aprile", indica il Csc. Ma "le prospettive
per i mesi autunnali sono tornate negative, in linea con
l'aumento dei contagi a livello globale e con l'introduzione di
nuove misure restrittive".
Nel 2019 l'Italia compare "stabilmente" al settimo posto
della graduatoria mondiale dei principali
produttori manifatturieri, con una quota del 2,2%, davanti alla
Francia (1,9%) e al Regno Unito (1,8). (ANSA).
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