(ANSA) - ROMA, 14 DIC - Barry, Robin, Maurice Gibb, nati nel
Regno Unito, cresciuti in Australia, diventati i Bee Gees, tra
le band pop iconiche dalla fine degli anni '60 a tutti i '70 e
'80, con quel falsetto inimitabile e quel ritmo che induce
immediatamente a ballare anche se non sei Tony Manero della
Febbre del sabato sera, quel Saturday Night Fever con John
Travolta che li consacrò. Il loro 'restare vivo', Staying Alive
ci suona alla pancia ancora oggi e se una parola 'disco music'
ha un senso lo si deve in tanta parte a loro. Sulla scia dei
documentari biopic delle star della musica arriva, finalmente,
anche quello sui tre fratelli Gibb: THE BEE GEES HOW CAN YOU
MEND A BROKEN HEART con la regia di Frank Marshall, selezionato
al festival di Telluride e disponibile sulle piattaforme Prime
Video, Apple Tv e Google Play dal 14 dicembre.
Quaranta album, oltre 1.000 canzoni e venti hit in testa alle
classifiche, più di 220 milioni di dischi venduti, i Bee Gees
sono stati protagonisti di anni in cui le band del rock erano
The Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd, Deep Purple e
molto altro e loro erano considerati 'minori' a dispetto dei
fenomenali record di vendite al pari dei Beatles e
successivamente di Michael Jackson. Il cuore del film è proprio
questo: dove, esattamente, i Bee Gees si inseriscono nella
storia del pop? Quanto sono stati davvero grandi? Se all'epoca
la risposta era appunto un piano sotto l'Olimpo, a distanza di
decenni la pensiamo ugualmente così? Barry Gibb, Eric Clapton,
Mark Ronson, Noel Gallagher, Lulu, Nick Jonas, Chris Martin e
Justin Timberlake rispondono sul tema.
Il film racconta l'affascinante storia di tre fratelli che hanno
inseguito un'emozione fin da bambini: la gioia di cantare
insieme e creare canzoni dal sound unico capaci di influenzare
grandi musicisti. Una storia non solo di incredibili successi,
ma anche di cadute e sconfitte. (ANSA).
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