Si chiama 'Le nostre verità' (pp 384, euro 20) l'autobiografia della prima vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris che arriva nelle librerie italiane il 28 gennaio per La nave di Teseo, nella traduzione di Giovanni Agnoloni.
"Il mio nome si pronuncia 'comma-la'. Significa 'fiore di loto' che è un simbolo importante nella cultura indiana. Il loto cresce sott'acqua, e il suo fiore fuoriesce dalla superficie quando le radici sono ben piantate nel fondale del fiume" racconta la Harris.
Figlia di due attivisti per i diritti civili immigrati in America, cresciuta a Oakland, in California, in una realtà molto attenta alla giustizia sociale, la Harris si è sempre presa cura di chi non aveva mai ricevuto attenzione. Nel libro la vicepresidente degli Stati Uniti - che come procuratore generale della California ha perseguito gruppi criminali internazionali, grandi banche, compagnie petrolifere e università private e si è opposta agli attacchi diretti contro l'Obamacare, la riforma del sistema sanitario del presidente Obama - affronta le sfide del nostro tempo attingendo agli insegnamenti e alle intuizioni conquistate durante la sua carriera e racconta la sua visione: un impegno quotidiano fondato sulla difesa di obiettivi e valori condivisi.
La Harris si è battuta per ridurre l'assenteismo nelle scuole elementari, ha aperto la strada alla prima divulgazione a livello nazionale di informazioni sulle disparità razziali nel sistema giudiziario penale, ha introdotto corsi di formazione sui pregiudizi per gli agenti di polizia. È stata la seconda donna nera a essere eletta nel Senato americano e la prima donna, la prima indo-americana a essere nominata vicepresidente.
Ha lavorato per riformare il sistema di giustizia penale degli Stati Uniti, aumentare i salari minimi, rendere l'istruzione superiore gratuita per la maggior parte degli americani e tutelare i diritti dei rifugiati e degli immigrati.
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