(ANSA) - VENEZIA, 07 SET - "Fin quando farò anche una micro
parte in un film non mi sentirò una ex attrice": STEFANIA
SANDRELLI sorride, con la sua leggerezza tipica, pronta a
parlare di tutto, dalla crisi del cinema all'eutanasia. "E' il
mio secondo ruolo a tutto tondo dopo Io la conoscevo bene", dice
per sostenere con forza il suo nuovo film, ACQUA E ANICE,
presentato come evento speciale alle Giornate degli autori,
opera prima di Corrado Ceron, incentrato su una donna che vuole
ritornare lungo la strada dei successi avuti quando era una
leggenda del liscio per dire addio alle persone che ha
incontrato, tra cui Paolo Rossi.
E' generosa Sandrelli, lo è sempre stata, persino nel
ridimensionare la sua carriera per dare spazio ad un esordiente.
E un po' ovviamente ci gioca. "Non ho vissuto di retrospettive,
tranne che per pochi film come Ladri di biciclette, io i film
importanti del cinema italiano li ho visti tutti in diretta,
alcuni anche interpretati con la regia dei più grandi. Io sono
una grande appassionata di cinema, li divoro, per me è un valore
vederli, mi nutrono", aggiunge mentre riceve il premio Bianchi
del Sindacato giornalisti cinematografici. "E' un premio per
l'anzianità di servizio, ho dato tanto al cinema, lo considero
una spremutona di cinema, con dentro tutti i miei film. A casa
non c'è quasi più spazio, ho avuto tanti riconoscimenti, ma
troverò però un posto speciale", dice, e nell'alternare la
consapevolezza di essere Sandrelli e quella di lasciar capitare
le cose con leggerezza c'è la sua grazia unica.
Il film Acqua e Anice tocca il tema dell'eutanasia. "Si fa
anche in Italia, di cosa stiamo parlando, lo so per esperienza
personale. Si parla di qualità della vita, ma anche di quella
del fine vita bisognerebbe parlare. E questo lo sa anche il Papa
che è una persona intelligente, ma certo non si può pretendere
che l'approvi. La vita è già tanto complicata, piena di diritti
non realizzati, pensiamo a migliorarla", conclude. (ANSA).
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