(ANSA) - BOLOGNA, 03 GEN - Un incontro urgente con il
ministro del Turismo, Daniela Santanchè, al fine di approntare
un piano straordinario per l'Appennino senza neve. A richiederlo
sono le Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo, alle prese
con una stagione invernale segnata da temperature più alte della
media del periodo, complici gli effetti del cambiamento
climatico, con assenza di manto nevoso per sciare e difficoltà
anche a innevare artificialmente perché non si scende sotto lo
zero termico nemmeno di notte. In particolare, in
Emilia-Romagna, quasi tutte le piste sono rimaste chiuse (al
comprensorio del Cimone, nell'Appennino modenese, oggi soltanto
quella del campo scuola dei bambini è aperta), con albergatori,
gestori di impianti e maestri di sci costretti a far fronte alle
disdette da parte dei turisti. La neve è stata presa a
un'altitudine superiore e trasportata con un carro, dal momento
che le temperature sono troppo alte anche per spararla.
"Le Regioni non possono essere lasciate da sole - affermano
il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e
l'assessore al Turismo Andrea Corsini - Occorre un piano
straordinario. I nostri operatori dell'Appennino bianco dopo le
stagioni cancellate dal Covid, oggi sono alle prese con un altro
momento nero che sta cancellando gran parte degli incassi
dell'inverno con effetti che rischiano di essere irreversibili".
La richiesta di incontro al ministro è stata concordata anche
con gli assessori Leonardo Marras (Toscana) e Daniele Damario
(Abruzzo). Le Regioni coinvolte puntano su alcune leve: "Bisogna
che il Governo intervenga in primo luogo con risorse fresche per
compensare, almeno in parte, i danni prodotti da questa anomalia
climatica - sottolineano - poi con provvedimenti per posticipare
i mutui e con aiuti per la sostituzione dei vecchi impianti di
innevamento con quelli di ultima generazione che permettono di
mantenere la neve artificiale anche a temperature più elevate".
L'obiettivo deve essere quello di "cercare di mettere gli
operatori nelle condizioni di resistere - concludono - e di non
essere costretti ad abbandonare le nostre montagne di cui sono
un presidio importante". (ANSA).
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